Gazzetta del Gusto: Carmenère dei Colli Berici, da scoprire e da regalare

Siamo lieti di riportare una parte dell’articolo pubblicato sul sito della Gazzetta del Gusto di Malinda Sassu.
Grazie e buona lettura (Foto © Malinda Sassu).

Azienda Agricola Del Rèbene, Zovencedo (VI)

A San Gottardo, sulle colline di Zovencedo, l’azienda agricola Del Rèbene racconta di rinascita e rispetto per la terra, dando nuova vita all’antico “maso” del ‘600, dimenticato dopo l’ultima guerra mondiale. La passione di Francesco Castegnaro e Claudia Serblin ha infatti trasformato questo luogo vocato per l’agricoltura, sin dai tempi dei Cimbri, in un eden agricolo: oltre 700 piante di olivo e 5 ettari di vigneto si fondono ora armoniosamente in un paesaggio mozzafiato. Il Carmenère Colli Berici DOC 2019 è l’emblema di questa filosofia: nasce dal vigneto più alto dei Colli Berici, a 300 metri sul livello del mare, dove suoli calcareo-marini e condizioni climatiche uniche abbracciano una viticoltura rigorosamente biologica. La fermentazione con lieviti indigeni e un affinamento di oltre 18 mesi in vasche di cemento preservano l’integrità e l’autenticità del vitigno. Un vino che già al naso racconta la sua complessità, dove i profumi floreali di violetta si fondono con more e lamponi, intervallati dai tratti mediterranei del ginepro e del rosmarino, e un delicato accenno fumè che ne aumenta la profondità. L’ingresso in bocca è avvolgente, con tannini gentili che accarezzano il palato. Una grande freschezza bilancia la morbidezza, accompagnando un lungo finale fruttato e sapido.

link articolo: Gazzetta del Gusto

Mondolio

Vi riportiamo con molto piacere la recensione di Mondolio, la rubrica di Venetiamagazine, a cura di Fabio Poli e Matteo Guidorizzi.

I Colli Berici sono un intersecarsi continuo di colline un po’ selvatiche, lontane dai principali centri urbani.

Le stradine bianche e i terreni spesso impervi e poco produttivi hanno fatto sì che qualche casale negli ultimi decenni sia stato abbandonato e
poi sommerso dalla vegetazione.
È stato per caso che Francesco Castegnaro negli anni ’90, durante un giro in bici, ha scoperto il vecchio podere che ora è diventata la sua abitazione e la sede della sua attuale professione di produttore di vini e olio EVO. Ha iniziato con le vigne tradizionali, tai rosso, carmenère e un po’ di garganega.
Poi sono stati piantati gli olivi, circa un migliaio di piante, rasara (il biotipo locale del frantoio), leccino, maurino, grignano, pendolino, ma anche coratina.
Siamo a 300 metri di altitudine, al bordo della val Gazzo; l’azienda, immersa completamente nella macchia boschiva, è tutta a conduzione biologica.

I terreni sono abbastanza fertili, di calcare bianco e pietra ferrosa che si sfarina con le escursioni termiche; la splendida ristrutturazione, il
panorama, il silenzio e l’assedio dei boschi rendono il luogo bello e misterioso.

Tre gli oli in commercio: l’Oro, un blend con il tocco agrumato del grignano, erba appena tagliata e frutta secca, dolce con un bel nervo piccante.

Il monocultivar di Coratina, erbette cotte, bieta e radicchio, un tocco di carciofo al naso, amaro e piccante decisi. La nostra preferenza va però all’EVO da monocultivar di Rasara, sentori vegetali di sfalcio fresco e di erbe aromatiche, la nocciola, il cacao verde.

Anche in bocca amaro e piccante in equilibrio con la tendenza dolce.